Strano, ho pensato, non mi ero nemmeno accorta del rumore dell'auto.
Lui è entrato e si è messo ad aprire la posta con gesti convulsi e autoritari, come se nel diritto di aprire la posta per primo ci fosse tutto il suo ruolo di padre.
Lui era lì con il foglio piegato in tre tra le mani e a me sono venute in mente le bollette del telefono.
Si, quelle che arrivavano tutti i mesi...non che oggi non arrivino, certo che ce l'abbiamo ancora il telefono!
Ma oggi paghiamo il canone e, al massimo massimo, qualche telefonata alla nonna o alle zie.
Una volta invece le bollette del telefono erano il mio incubo
Ricordo che sapevo a memoria quando sarebbe arrivata, me lo segnavo sul diario e per qualche giorno, prima del temuto evento, cercavo di telefonare meno...anzi no, probabilmente evitavo di farmi vedere al telefono quando i miei erano in casa, così la mia faccia scioccata-scossa-innocente-dolente, all'arrivo della bolletta sarebbe stata più credibile...se se.
Loro non ci cascavano mai comunque.
Avevano pure chiesto alla telecom di notificare i numeri chiamati.
E te pareva. Logico che era colpa mia, cioè così non vale, troppo facile!
Telefonavo tanto, tantissimo; alla Meg sopratutto. Ore di telefonate a parlare di niente...che poi allora era tutto. Che bello a ripensarci ora.
Bella pure la stretta allo stomaco mentre la punta del coltello stracciava la carta della busta.
Bello sentire pronunciare il mio nome in quel modo lì...che tanto lo sapevano, ma il rimprovero me lo dovevano fare lo stesso.
Ricordo che la sorella della Meg aveva ricevuto una bolletta da un milione, all'epoca, di lire, e suo papà aveva bloccato le telefonate per i cellulari che costano tanto adesso, figurati all'epoca.
Che bello bloccare le chiamate ai cellulari però.
Che bella l'attesa, il panico del "ma ti rendi conto" e poi rifarlo di nuovo uguale uguale...magari per un giorno o due ti controllavi e poi chissenefrega fino alla prossima bolletta.